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Viminale, il governo nomina Marangoni vicecapo della Polizia

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Alessandro Marangoni è il nuovo vicecapo vicario della Polizia. La nomina è stata decisa dal Consiglio dei Ministri su proposta del ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri dopo le dimissioni di Nicola Izzo, chiamato in causa dal ‘corvo’ nella vicenda della gestione degli appalti del Viminale. Nella sua lettera di addio al Viminale non risparmia critiche al veleno ai suoi detrattori definendoli “vermi”. E proprio oggi è emerso che la procura di Roma sentirà nei prossimi giorni l’imprenditore Gianfranco Polizzi, che in un’intervista al “Giornale” di qualche giorno fa ha sostenuto di conoscere la “mano interna” di Piazzale Clodio. 

Da Questore di Milano e Palermo a Direzione Centrale Arrivato ai vertici del Dipartimento 40 anni fa, il 61enne Marangoni ha iniziato la sua carriera alla scuola di polizia giudiziaria di Brescia per poi ricoprire diversi incarichi nelle questure di Verona, Torino e Napoli. Dal 1992 al 1996 è stato in servizio alla Direzione investigativa antimafia e nel 2002 è stato nominato questore. Primo incarico di vertice nella questura della sua città d’origine, lasciata nel 2005 per diventare questore di Padova. Nuovo incarico nell’agosto del 2008, quando Marangoni ha diretto la questura di Palermo, dove rimane 2 anni e mezzo prima di approdare, il 1 novembre del 2010, a Milano. Dal capoluogo lombardo, il nuovo vice capo vicario della polizia se n’è andato questa estate per approdare al Viminale, alla guida della direzione centrale delle risorse umane, dopo esser stato nominato dirigente generale.

Izzo: “Nessuna irregolarità, corvi assomigliano a vermi” Proprio oggi è stato diffuso il contenuto della lettera di dimissioni che Nicola Izzo ha inviato mercoledì scorso al ministro Cancellieri. ”La mia rinuncia non ha nulla di particolarmente esaltante, da funzionario dello Stato la reputo necessaria per consolidare l’Istituzione e serve a rendere sempre più trasparente quel palazzo in cui, ahimè, i corvi vittoriosi assomigliano molto ai vermi”. “Signora Ministro, cara Annamaria – scrive Izzo – voglio per primo esprimerti la mia gratitudine per la Tua attenzione verso di me e per le dichiarazioni che hai voluto rendere alla stampa respingendo le mie dimissioni. Ma mi conosci da troppo tempo e sai che non sono personaggio da operetta, troppi si dimettono in questo paese per incassarne il rigetto, io no. Confermo le mie dimissioni convinto come sono che non è utile per l’Amministrazione, mantenere in carica una persona su cui non può esservi una fiducia incondizionata com’è necessario per chi è ai vertici della Polizia”. “Oggi non mi sento di continuare a vivere con quell’incubo accentuato dalle infamie di un ‘corvo’, individuato come ‘il colpevole’, di cosa? Oggetto di una campagna stampa che scolorisce il rilievo per la cattura dei peggiori criminali. Eppure – aggiunge Izzo – in tutte le attività che ho gestito in questi anni da vicecapo vicario non ho mai nominato, né dato indicazioni per la nomina di una commissione per redigere un capitolato, svolgere e aggiudicare una gara, effettuare un collaudo. Non vi è un collega, un collaboratore che possa dire di aver mai avuto da me una pressione, una richiesta di favorire qualcuno o per qualcosa”. E conclude: “Sono anche stanco, sono troppi anni che mi sono state affidate responsabilità maggiori di quelle che potevo reggere con le mie capacità e questo ha finito con l’espormi, col farmi commettere errori, col crearmi corvi nemici. Oggi è mio desiderio attendere serenamente il risultato delle inchieste, voglio difendermi liberamente”.

La procura di Roma sentirà imprenditore Polizzi Per quanto riguarda l‘inchiesta, dagli ambienti giudiziari è emerso che la procura di Roma convocherà come testimone nei prossimi giorni l’imprenditore Gianfranco Polizzi, titolare della “Sintel”, una delle società citate nella lettera del cosiddetto corvo. In un’intervista al “Giornale” di qualche giorno fa, Polizzi aveva detto di sapere chi è il corvo e che se fosse stato chiamato dagli inquirenti avrebbe fatto il nome e spiegato “cosa c’è dietro”. Il ”Giornale” attribuisce a Polizzi, il quale afferma di frequentare gli ambienti del Viminale da 30 anni, che “la mano che ha armato questo documento è ‘interna’ e non solo perché si è intrufolata nella posta elettronica del Viminale”. Sulla vicenda di presunte irregolarità in alcuni appalti, denunciata dall’anonimo, la procura ha avviato un accertamento preliminare incaricando la squadra mobile di risalire al cosiddetto “corvo”. Il vicecapo della polizia Nicola Izzo, uno de personaggi accusati dall’anonimo nella lettera, è stato sentito come testimone nei giorni scorsi e ha preso le distanze dalle illazioni fatte nei suoi confronti. Il capo della polizia Antonio Manganelli nei giorni scorsi ha fatto sapere che un’inchiesta interna è stata aperta da più di tre mesi.

tovato su: Il Fatto Quotidiano

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